ALCUNE RISPOSTE ALLE VOSTRE DOMANDE
Gengive ingrossate
Repubblica, Salute,
20/07/2000
L. Checchi
"Frequentemente si riscontrano "ingrossamenti gengivali non da placca batterica e in pazienti che mantengono un'igiene adeguata sia domiciliare che professionale ma che assumono, per ragioni concrete, medicinali. Tra questi vanno ricordati i farmaci anticonvulsivanti, gli immunosoppressori, ed i calcio-antagonisti, i cui meccanismi patogenetici sull'ingrossamento gengivale rimangono ad oggi, nel dettaglio, sconosciuti.
L'ipotesi più accreditata è che tutti e tre questi farmaci inibiscano il flusso intracellulare dello ione calcio. Anche la presenza di placca batterica e tartaro associato a questi medicinali determina un aumento dell'infiammazione e dell'ipertrofia gengivale. Il paziente è consapevole comunque del cambiamento delle sue gengive, cambiamento limitato inizialmente alle sole papille inerdentali che appaiono modificate nel colore (dal rosa al rosso), nella forma (allargate e/o lobulari), nelle dimensioni (allargate, allungate), per estendersi poi alla gengiva marginale ed aderente specie nei settori anteriori.
E' però ormai assodato come la presenza di placca batterica faciliti ed aiuti questo processo che poi viene ad alimentarsi in maniera automatica; l'aumento della gengiva va infatti ad impedire la corretta igiene orale, insomma difficile è saltarne senza l'aiuto di una brava igienista o di un buon parodontologo che dovranno ristabilire quelle condizioni ottimali di igiene orale, sia rimotivando il paziente, sia praticando un'attenta detartrasi e sia rivedendolo con frequenze assai ravvicinate (detartrasi ogni 2-3 mesi).
Quando però il paziente non risponde favorevolmente a questa terapia "non chirurgica", ecco intervenire il chirurgo col compito di rimuovere il tessuto in eccesso ed ottenere una riabilitazione funzionale ed estetica. Alla scienza il compito di ritrovare farmaci sempre più efficaci ma privi di questi effetti collaterali."